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TIRSO, ALLARME DEI SINDACATI PER IL FUTURO DEI 175 LAVORATORI

La proprietà paga gli stipendi e annuncia la cassa integrazione a zero ore per 13 settimane.  Friulia, socio di minoranza, mette in vendita le azioni della Tirso.

Nei giorni scorsi, la proprietà ha comunicato alle organizzazioni sindacali e alle Rsu dello stabilimento di Muggia che, a seguito dei proventi realizzati da alcune operazioni straordinarie su cespiti di proprietà del gruppo, l’azienda è nella condizione di garantire gli stipendi di giugno e luglio.

È stato inoltre annunciato l’avvio della cassa integrazione che interesserà tutti i 175 lavoratori per un totale di 13 settimane a partire dal 19 Agosto. Il trattamento economico, a causa della particolare situazione finanziaria, sarà erogato direttamente dall’Inps.

Una situazione, precisa il sindacato, che alimenta ulteriore preoccupazione sulle prospettive del sito, motivo per cui è già stato programmato un incontro tra la fine di agosto e l’inizio di settembre per valutare la situazione e definire gli sviluppi ad oggi non prevedibili.

In questo scenario così complesso, con il gruppo Fil Man Made impegnato nello smobilizzo di alcuni asset immobiliari con la finalità di fare cassa (è di questi giorni la vendita dello stabilimento cinese), si inserisce la vendita delle azioni della Tirso da parte di Friulia.

Il 16 gennaio del 2020, Friulia era entrata nel capitale di Tirso con un’operazione dal valore complessivo di 4 milioni di euro: 2,5 milioni, (che con gli interessi composti ammontano oggi a  3,5 milioni)  destinati  all’aumento di capitale,  e 1,5 milioni come finanziamento di sei anni garantito da ipoteca di primo grado.

“Non nascondiamo la nostra sorpresa per l’azione, peraltro senza precedenti, compiuta da Friulia”, commentano Cgil, Cisl, Uil e Confsal, che lamentano, tra l’altro, di essere stati informati solo a operazione conclusa, e solo dopo aver richiesto un ulteriore incontro. Con questa operazione, e con l’obiettivo di recuperare il proprio investimento, Friulia ha incaricato un advisor per individuare un possibile acquirente.

Le OOSS chiedono se esistono già dei potenziali acquirenti interessati a salvaguardare l’attività e i livelli occupazionali e ricordano che in regione da tempo è aperto un tavolo di crisi teso a monitorare l’andamento dello stabilimento di Muggia.

Nessun dubbio, continua ancora il sindacato, sulle ragioni e sui diritti contrattuali che legittimano l’azione di Friulia, ma il contesto aziendale e l’opportunità del momento forse avrebbero dovuto suggerire una maggiore cautela ma anche una maggiore coinvolgimento dei lavoratori e del sindacato.

A Cgil, Cisl, UIL e Confsal non sfugge la situazione debitoria e le molteplici responsabilità che gravano sulla proprietà, ma non possiamo non rilevare che questo “scontro” che si sta consumando all’interno della compagine societaria rischia di far pagare un prezzo altissimo ai 175 lavoratori della Tirso di cui il 65% sono donne e di queste il 63% over 50.  Lavoratori che, in questa vicenda, non hanno nessuna responsabilità.

È fondamentale che tutte le parti in causa, per le responsabilità che rivestono, agiscano con tempestività e determinazione per trovare soluzioni condivise che tutelino i posti di lavoro e il futuro della Tirso. Serve Rimettere al centro il lavoro e i lavoratori ripartendo dai loro bisogni e dalle loro necessità. Crediamo sia questa l’unica vera priorità sulla quale già da settembre potrebbero esserci le prime iniziative di mobilitazione.